Un Tè in Inglese per i ragazzi dell’Ospedale Santa Giuliana

Un Tè in Inglese per i ragazzi dell’Ospedale di Santa Giuliana

Abbiamo intervistato Ivano Torre, referente e coordinatore delle attività riabilitative per uno dei due reparti degli adolescenti dell’Ospedale di Santa Giuliana di Verona.
Ci ha offerto uno sguardo prezioso sull’iniziativa nata dalla collaborazione tra l’Ospedale e Green School grazie a Gary Marcus Judge, proprietario della scuola e referente dell’attività. Il progetto mira a unire riabilitazione e socialità, creando momenti di leggerezza e unione per gli adolescenti dell’Ospedale di Santa Giuliana di Verona. Un esempio di come l’umanità e l’attenzione possano fare la differenza nella vita dei giovani pazienti.

Può raccontarci un po’ di sé e del suo ruolo presso l’Ospedale di Santa Giuliana di Verona?
L’ospedale ospita adolescenti in due fasce d’età: un reparto per i ragazzi dai 14 ai 17 anni e un altro, il mio, per quelli dai 18 ai 20 anni. Il mio compito principale è quello di concordare, in collaborazione con lo staff e il medico, il programma di attività riabilitative per ogni ragazzo durante tutto il periodo del ricovero. Organizzo inoltre le attività quotidiane che sono circa quattro ogni giorno.

Come accolgono queste sessioni di conversazione i ragazzi?
All’inizio coinvolgevamo entrambi i reparti di adolescenti, ma poi abbiamo visto che funziona meglio con il mio reparto, quindi con i ragazzi più grandi. Seleziono le attività e i ragazzi che partecipano alle sessioni in base alle loro competenze in inglese, alle loro preferenze e a quanto penso che l’attività possa essere utile per loro. Ovviamente cerco di fare in modo che i ragazzi escano da qui avendo vissuto una bella esperienza. Anche se può capitare che qualcuno non apprezzi appieno l’attività, questo accade raramente.

Quali sono gli aspetti dell’esperienza che sembrano piacere di più ai ragazzi?
Apprezzano molto il momento di convivialità, che non riguarda solo il parlare in inglese ma anche il prendere un tè insieme, creando un’atmosfera di unione. Il gioco facilita le relazioni, rendendo l’esperienza piacevole. Parlare in inglese in un contesto non scolastico, senza voti ma in modo conviviale e con qualche battuta, rende tutto più leggero e scherzoso. Inoltre, i ragazzi apprezzano il fatto di uscire dall’ospedale, andare in un altro posto e incontrare persone nuove.

I ragazzi partecipano ad altre attività simili, sia all’interno che all’esterno dell’ospedale? Se sì, quali?
No, non partecipano ad attività simili. Ad esempio, fanno formazione in Didattica A Distanza in collegamento con la loro scuola, quindi potrebbero fare una lezione di inglese ma con il loro professore, che è molto diverso da questa esperienza.

Ci sono suggerimenti o richieste particolari che avete per migliorare ulteriormente questa iniziativa?
No, per me l’iniziativa è strutturata bene così com’è. Sono contento di farlo e di sapere che c’è la possibilità di vederci. I ragazzi escono contenti e hanno l’occasione di allontanarsi dall’ambiente inevitabilmente un po’ pesante dell’ospedale. Non sappiamo quanto siano ammalati, sono adolescenti con qualche difficoltà, e hanno piacere di uscire e fare cose da adolescenti.